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Missione Formato Famiglia

La nostra esperienza non sarà sicuramente la migliore ne la peggiore... è un esperienza che come tale vuole essere dono alla Chiesa per poter aiutare le nostre comunità a comprendere cosa significa essere una famiglia missionaria.

Il VII° incontro mondiale della famiglie organizzato a Milano nel 2012 ha fatto sì che, in fase di preparazione, spesso ci contattassero per conoscere questa nuova dimensione di “famiglie missionarie” e spesso le comunità chiedevano qualcosa di scritto per condividerla anche con altri che magari in quell'incontro non potevano essere presenti. Ecco come è nata l'idea del libro, che di fatto è la raccolta delle lettere che noi abbiamo scritto alle nostre comunità di origine, agli amici ed ai benefattori.

Da qui un libro che vuole essere dono agli altri come, dono, è stata la nostra esperienza per noi, e per rendere ancora più tangibile quel dono, tutti i profitti provenienti dalla vendita di questo testo sono utilizzati come finanziamento per progetti missionari dell'O.F.S.

MISSIONE FORMATO FAMIGLIA. Lettere dal Venezuela - Un'esperienza fidei domun laica

di EUGENIO DI GIOVINE - ELISABETTA PIATTI

Editore EMI (Editrice Missionaria Italiana)

Pubblicazione 2014

Prefazione di don Gianni Cesena:

L'esperienza di laici che diventano missionari non è cosa recente. Di per sé risale nientemeno che alla comunità di Antiochia, fondata dai laici della diaspora cristiana originata dalle persecuzioni a Gerusalemme. In tempi meno remoti abbiamo visto la Chiesa di Corea venire avviata da laici, e forse questo fonda la ragione della sua costante vivacità. Per stare agli ultimi decenni, in Italia si calcola che l'esperienza missionaria abbia toccato ben più di 15.000 laici adulti, molti sposati e accompagnati dai propri figli, talvolta nati negli stessi luoghi di missione.
Le forme del laicato missionario si sono evolute nel tempo in maniera imprevedibile e ancora oggi assumono caratteri molto differenti tra loro: tentarne una classificazione sarebbe come tentare di definire ogni vita di cristiani battezzati, che, essendo originata e guidata dallo Spirito, non sopporta catalogazioni rigide. Almeno per motivi statistici il laicato rappresenta infatti la fantasia di Dio molto di più dell'insieme dei consacrati e dei ministri ordinati.
Solo per sommi capi e limitandoci agli ultimi decenni, potrebbe essere comodo distinguere l'impegno missionario dei laici non tanto per le loro funzioni o i progetti – il "cosa vanno a fare" – e ancor meno per i luoghi di destinazione, quanto per il soggetto inviante che entra in contatto con una Chiesa missionaria. Dalle diocesi agli organismi di volontariato, da associazioni legate a istituti religiosi o missionari a scelte personali o comunitarie di consacrazione, chi invia si pone nella prospettiva della "cooperazione missionaria": un termine che ben al di là della collaborazione pratica mediante invio o scambio di persone, risorse, progetti o idee, descrive un'autentica avventura dello Spirito, l'obbedienza al Vangelo della fraternità, la missione vissuta tra popoli e culture differenti condividendo l'unica fede e i cammini di liberazione dalle povertà e dalle offese alla dignità umana.

Alcuni elementi permettono di distinguere il laicato missionario cristiano da altre forme che, certamente degne di rispetto e di alta considerazione, mantengono tuttavia la loro differenza.

Il laico missionario è anzitutto una persona – o una coppia, come nel caso degli autori di questo libro – che avverte una vocazione: la qualità spirituale dell'invio, frutto di un'esigente formazione interiore, intessuta di preghiera semplice e profonda, è il primo passo che rivela la chiamata. Si pensa talvolta che una vocazione possa esprimersi appieno solo in una scelta ad vitam, come fortunatamente è accaduto e accade a migliaia di missionarie e missionari nel mondo; se però lo Spirito sempre crea forme nuove di vita cristiana e di apostolato, esse pure rappresentano autentiche vocazioni, con doni propri, capaci di arricchire la Chiesa di oggi. Sull'apparente breve "durata" di tali vocazioni, basti dire che incontriamo la stragrande maggioranza dei laici missionari rientrati nei gangli vitali della società e della Chiesa, nella politica e nel sindacato, nell'insegnamento e nella cultura, a fianco di migranti e poveri, e nella stessa animazione missionaria delle comunità.

Una seconda caratteristica del laico missionario è l'assunzione della forma ecclesiale del suo servizio: solitamente una significativa esperienza di comunità precede la partenza e una altrettanto forte esperienza di comunità – sia con altri missionari e missionarie, sia con le comunità locali – costituisce il luogo dell'invio e del servizio. Non si tratta di sostenere o rappresentare un'istituzione, ma di animare relazioni rispondenti al Vangelo, memori che fin dall'invio dei primi apostoli "a due a due" Gesù ha inteso dire che nessuno è padrone della missione e che la comunione dei fratelli è la prima forma di testimonianza evangelica.

Un'esperienza di laicato missionario considera anche l'utilità di un progetto: non una pianificazione precisa e dettagliata (la missione non la sopporta), ma un quadro generale della presenza e dell'agire in missione. Paradossalmente si potranno indicare più le cose da evitare, perché già mature nella comunità locale o per essa inutili, che quelle da iniziare: non c'è infatti un progetto coerente senza una paziente lettura della realtà e dei suoi bisogni, senza una chiara coscienza di ciò che la propria esperienza suggerisce da un lato di consegnare come dono e dall'altro di accogliere con umiltà, tempi lunghi, abbandono dei preconcetti e riformulazione continua dei propri giudizi. Non è perciò indifferente la durata del progetto: una prestazione (per es. medica o tecnica) può esaurirsi in poche settimane, un invio missionario esige tempi medi o lunghi, un'accurata formazione, una costante verifica.

Resta tuttavia difficile immaginare un "modello" di laicato missionario: questo libro consente di percorrerne un'esperienza. Avendo avuto la fortuna e la grazia di poterla conoscere e accompagnare almeno in parte, ne traggo altri tre aspetti essenziali. Anzitutto si tratta di un'esperienza di coppia e di famiglia, resa possibile anche dalla presenza di figli ancora piccoli. A Elisabetta ed Eugenio – come a molte altre coppie e famiglie simili, che i lettori conosceranno – dobbiamo gratitudine più che ammirazione. Per loro l'amore si è espresso non solo nella generazione e in qualche impegno sociale o ecclesiale, ma nella condivisione di uno slancio missionario: non di tutti è partire per un paese lontano, ma a tutti è possibile allargare o addirittura attraversare confini con la propria – singola e di coppia – capacità di amare. Inoltre ho spesso osservato come la presenza di una famiglia, con l'affetto della coppia e l'esuberanza dei figli, sappia arricchire e riequilibrare le relazioni in una comunità missionaria dove sono presenti altre vocazioni.

Essi raccontano la loro esperienza ormai da "rientrati": ogni rientro è faticoso, anche se è il ritorno ad affetti, abitudini e condizioni di vita consuete, certo meno disagevoli di quelle sperimentate in missione. A dire il vero il rientro è un'incognita, anzitutto per la necessità di trovare (o ritrovare) un lavoro e anche per l'atteggiamento di talune comunità cristiane di partenza, che lo sentono come una routine, mostrandosi talvolta indifferenti. Rientrare però mette in evidenza che la missione oggi è "andata e ritorno" e reciprocità, affinché entrambi i mondi toccati crescano nella comunione a partire dall'aiuto vicendevole, dalla fraternità condivisa, dall'attenzione ai poveri, dalla professione dell'unica fede, dalla comunicazione e sperimentazione di forme varie e nuove di vita evangelica.

Il carisma francescano ha ispirato la famiglia di Elisabetta ed Eugenio: sulle orme di Francesco e Chiara di Assisi si sono accompagnati ai poveri, vivendo nello stesso quartiere, assumendone gli stessi rischi. L'hanno fatto perché anche la missione, come ogni autentica espressione di Chiesa, non può che "partire dagli ultimi". Ma così hanno pure mostrato un volto di Chiesa dove il carisma è dono per tutti e contributo alla sinfonia del Vangelo.

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