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Il cammino verso l'Unità

Il percorso per arrivare all’unità strutturale dell’OFS è stato lungo e non sempre fluido e questo a causa di molteplici difficoltà, sia di carattere organizzativo che di posizioni ideologiche contrarie.

Il cammino comunque ha origine dal Concilio Vaticano II e dalla redazione  della nuova Regola dell’OFS,  promulgata nel 1978 dal papa Paolo VI. Essa , infatti, parla chiaramente di un unico OFS e non menziona differenze strutturali riguardo in riguardo all’assistenza. Da quella data in tutto il mondo è iniziato un “riordino” della organizzazione delle fraternità nazionali e regionali che avevano al loro interno, per l’assistenza, la presenza di famiglie differenti del I° Ordine.  In alcune nazioni questo problema non si è mai posto perché la presenza dei Frati era di una sola componente . Diversa la situazione per quelle nazioni in cui erano presenti due, tre e, come per l’Italia, quattro componenti.

Dal 1990, anno della promulgazione “ad experimentum”  delle nuove Costituzioni Generali e fino al 1999, l’OFS italiano, nelle sue quattro componenti, ha svolto un intenso cammino di formazione incentrato sulla nuova normativa  privilegiando le iniziative “interobbedienziali” per favorire il nascere ed il consolidarsi di una  mentalità unitaria.

Dato però che entro tale data non si era arrivati a concludere di comune accordo tutte le fasi operative richieste per la celebrazione del primo Capitolo unitario ed essendo l’Italia l’unica nazione a non essere ancora unificata, il CIOFS ha quindi stabilito che l’Italia avviasse un triennio di preparazione sotto la guida diretta del Ministro Generale, che diveniva  anche facente funzione del Ministro Nazionale, coadiuvato in questo compito da alcune commissioni operative composte da membri espressi da tutte le componenti, ed attive nei vari ambiti di animazione.

Al termine di questo triennio, nel 2002  si è così  celebrato il I° Capitolo nazionale unitario, al quale hanno partecipato tutte le regioni Italiane ma dal quale si è astenuta una parte della componente Minori, tranne appunto la Lombardia dove la maggioranza di questa componente si era espressa a favore del cammino unitario.

“Fatta l’Italia” bisognava però “ fare gli Italiani”. E’ iniziato quindi un lento e lungo processo di regionalizzazione per  poter dare alla Fraternità nazionale dei Consigli Regionali unitari, sostituendo così , man mano che si procedeva alla celebrazione dei Capitoli Regionali i comitati di coordinamento provvisori che, con membri provenienti da tutte le componenti avevano preparato l’adeguamento del territorio regionale alla nuova struttura la quale chiedeva di adeguare le regioni alle regioni civili , eliminando quindi tutte quelle aree di “sconfinamento” delle zone che, essendo parte delle provincie monastiche  dei frati , ovviamente,  e per ragioni storiche, non coincidevano con i confini regionali del territorio laicale dello stato Italiano.  Questo adeguamento è richiesto dalle nuove Costituzioni Generali che lo hanno ritenuto necessario e più consono alla realtà di un Ordine secolare che deve operare anche nel sociale in ambito locale .

La Lombardia dunque, perché già pronta, è stata quindi la prima a celebrare il Capitolo Regionale Unitario, seguita a breve dal Lazio e poi via via da tutte le altre. Ma ci sono voluti quasi otto anni per completare il processo che è stato rallentato non solo dalle sacche di resistenza più o meno forti ma, globalmente, direi a causa di uno stato generale di scarsa capacità di coinvolgimento e di reale consapevolezza di impegno. In sostanza l’unità ha provocato un rivolgimento globale nelle fraternità cercando di far emergere una secolarità matura, convinta e attenta, una brace da riattizzare togliendola da sotto una coltre di cenere di devozionismo, di abitudini e di formalismi che niente hanno a che vedere con la scelta di appartenenza ad un Ordine secolare ed ecclesiale.


Le Fraternità della Lombardia

Ordine Francescano Secolare di Lombardia

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