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Famiglia Francescana: un'esperienza

 …Ci siamo conosciuti in GI.FRA: lì siamo cresciuti come coppia e lì abbiamo maturato la vocazione matrimoniale. Ciò ci ha permesso di condividere da subito  ideali, stile di vita, scelte importanti. Per esempio le scelte lavorative: entrambi abbiamo rinunciato ad attività decisamente remunerative, ma che poco si conciliavano, secondo il nostro modo di vedere e di essere, con la nostra concezione di “famiglia”, di “vita in famiglia”, ma anche di impegno sociale. 

Il 1° luglio 1989 ci siamo sposati, molto giovani: Roberto 27 anni, Mariella 23 anni. 

Non avevamo progetti particolari (per es. non abbiamo mai “programmato” i figli: quanti ne vogliamo, quando… non ne abbiamo mai parlato!), ma ci siamo posti, come punto di partenza per un futuro sconosciuto, l’accoglienza, una “casa aperta”. E come segno di questa volontà di aprire la nostra casa, segno più per noi che per gli altri, ci siamo comprati, per il nostro bilocale, un grande divano letto matrimoniale.

Poi sono arrivati i figli: Veronica, che ora ha 20 anni, Daniele, che ne ha 17 , Filippo, 13 anni.

In questi primi anni di matrimonio, insieme ad alcune famiglie della nostra fraternità, abbiamo intrapreso un cammino con altre famiglie della fraternità di via Arzaga di Milano, un cammino nato dalla necessità di confrontarsi e di condividere problematiche e riflessioni proprie della realtà familiare. Da questa esperienza è nato il Centro Culturale “Contardo Ferrini”, che per alcuni anni si è fatto promotore di iniziative culturali a favore della famiglia.

Il contributo maggiore a questa iniziativa è arrivato soprattutto delle famiglie di Via Arzaga, noi siamo andati un po’ “a rimorchio”… però ci siamo lasciati coinvolge in una esperienza che per noi è stata fondamentale e sulla base della quale abbiamo costruito molte delle nostre scelte successive.

In quel contesto, infatti, ci siamo resi conto di quanto fosse arricchente il confronto e la condivisione con altre famiglie; ma anche abbiamo preso consapevolezza delle potenzialità della famiglia, sia all’interno della famiglia stessa, sia all’interno della società, come riferimento anche per altre famiglie. In particolare, ci siamo resi conto che proprio noi, famiglia Nova, potevamo essere una potenzialità. La famiglia era la nostra ricchezza più grande. Non eravamo ricchi, non eravamo particolarmente carismatici, non avevamo doti eccezionali in un qualsiasi ambito specifico, ma avevamo tra le mani un grande tesoro, che era la nostra famiglia. E questa potevamo mettere a disposizione.

Come? Non lo sapevamo, ma le occasioni non ci sono mancate!

Nel 2001 è nata ufficialmente la comunità di famiglie “Il Pozzo di Sicar”, che ha cominciato a dare forma ad un antico sogno giovanile: stare bene in famiglia, tra famiglie, per “trasmettere” ben-essere; insieme ad altre tre famiglie che provengono dalla fraternità, dopo alcuni anni di cammino insieme, abbiamo costituito una comunità solidale di mutuo aiuto, proponendoci inizialmente anche l’obiettivo di creare un condominio solidale; successivamente, non avendo trovato il luogo fisico dove andare a vivere insieme, ci siamo caratterizzati come “comunità di quartiere”, abitando, per scelta, tutti nello stesso quartiere.

Il Pozzo è nato per un sostegno reciproco tra famiglie (il mutuo aiuto), che si concretizza, tra alti e bassi, in un sostegno nella quotidianità (aiuto di tipo pratico, anche di gestione del tempo, basato sulla conoscenza delle necessità di ciascun nucleo; ma anche in un sostegno nel vivere determinate scelte e dimensioni), di tipo spirituale (per un cammino di preghiera comune), economico (cassa comune). Ovviamente tutto si basa sulla condivisione, che permette di conoscersi intimamente, di fidarsi, di affidarsi. Questo tipo di condivisione ha prodotto gesti di solidarietà, come l’aiutarci in momenti di difficoltà, per es. economici, ma anche nella gestione del tempo o dei figli, e di aiutare altre famiglie.

Così, quando “casualmente” ci siamo trovati di fronte ad una nuova “opportunità” di accoglienza, forti anche del sostegno delle altre famiglie del Pozzo, non abbiamo esitato a lanciarci in una nuova avventura, quella dell’affido. Nel 2006 è arrivata a portarci un po’ di scompiglio Alessia, una ricciola rossa di 4 anni. La sorellina, di 6 anni, è stata accolta da un’altra famiglia del Pozzo: il fatto di essere una comunità si è rivelato in questo caso una risorsa importante per i servizi sociali e per le bambine, che difficilmente avrebbero trovato una famiglia disposta ad accoglierle entrambe, ma che, così, hanno potuto, seppur separate, trascorrere vicine i due anni che sono rimaste con noi.

Due anni INTENSI, in cui Alessia ci ha messi duramente alla prova e in cui fondamentale è stato l’appoggio e il sostegno del Pozzo di Sicar.

Poi Alessia è tornata nella sua famiglia. Ma evidentemente l’esperienza non ci aveva eccessivamente traumatizzati… perché quando i servizi sociali ci hanno proposto un altro affido, sia noi che i nostri figli ci siamo resi disponibili. Ed è arrivata Rebecca: aveva 2 anni, ora ne ha 3 e ½  e starà con noi ancora per un bel po’, a quanto ci dicono. E’ una vera gioia (anche se è un po’ monella…)

Un altro progetto che a noi sta a cuore e nel quale ci stiamo impegnando nasce dagli stimoli di giustizia, pace e salvaguardia del creato. Nell’ambito della nostra famiglia la proposta si concretizza in un modo diverso di consumare e di acquistare, in un discorso di rispetto del creato, ma anche del lavoro umano: cerchiamo di acquistare da produttori a loro volta attenti a questi aspetti, tramite i GAS (gruppi di acquisto solidali), dei quali siamo parte attiva da circa 10 anni. E stiamo attenti ad acquistare in maniera critica anche nella grande distribuzione, interrogandoci sulla realtà celata dietro ad ogni prodotto venduto.

Al tempo stesso cerchiamo di educarci e di educare i nostri figli –anche se con fatica!- ad essere attenti ai consumi in generale e ad evitare gli sprechi.

A proposito dei figli, abbiamo sempre cercato di renderli partecipi e consapevoli delle scelte importanti che potevano influire sulla nostra realtà familiare ed abbiamo considerato la loro opinione. Così è stato per la comunità di famiglie, per entrambi gli affidi (soprattutto per il secondo…), per il GAS. E ogni tanto abbiamo qualche ritorno dell’aria che respirano in casa, in alcune piccole o grandi scelte della loro vita. 

Per noi è significativo, per esempio, che Filippo abbia deciso di sviluppare la sua tesina per l’esame di terza media intorno al tema del consumo critico; che qualche volta si siano trovati a dibattere o a discutere, senza tirarsi indietro, con i professori su alcune di queste questioni; che Veronica abbia spontaneamente abbracciato la realtà della GI.FRA. e che quest’estate voglia fare un’esperienza nella missione del Camerun; che anche Daniele si stia progressivamente e con entusiasmo impegnando nella realtà parrocchiale.

Rileggendo la nostra storia, ci siamo resi conto di alcuni segni particolari:

la presenza della fraternità: c’è, in ogni nostro progetto, sotto forme diverse. Una fraternità che non si identifica necessariamente con quella locale, una fraternità i cui confini superano i limiti spaziali e individuali, una fraternità dal respiro più ampio, più “universale”. La scelta di vivere in fraternità ha un significato che va oltre il vivere nella fraternità locale. Per fortuna, perché nella Fraternità con la F maiuscola si stemperano i difetti e i limiti delle nostre piccole fraternità. 

l’apertura, come volontà di lasciarsi interpellare e coinvolgere dalle occasioni che si presentano, casualmente, ma non troppo…

testimonianza del Capitolo delle Stuoie 2012

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